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Il tabù famigliare più grande, nonchè il più diffuso è quello riguardante il figlio prediletto.Molto spesso succede che all'interno di una famiglia alcuni fratelli\sorelle si sentano messi in secondo piano, individuando il fratello\sorella che secondo loro riceve più attenzioni e quindi è il "prediletto".Nel momento in cui questo tema viene posto all'attenzione dei genitori la reazione più comune è la smentita attraverso frasi tipo "i figli sono tutti uguali" "l'amore per i figli non può essere diviso in parti diseguali" ecc. A sconfessare i genitori è uno studio dell'Università della California, condotto su 384 famiglie (768 genitori) con due figli nati a una distanza massima di 4 anni l'uno dall'altro. Il 70% delle madri e il 74% dei padri ha ammesso ai ricercatori di avere un favorito non specificando però chi fosse.Per questo motivo è entrata in gioco la loro stessa prole.A tutti i bambini della ricerca è stato chiesto innanzitutto se percepivano di essere trattati in modo diverso rispetto al fratello\sorella ed in aggiunta se questo, incidesse sulla loro autostima.
Dalla ricerca è emerso che i secondigeniti dimostravano livelli di autostima più bassi, a causa dei favoritismi da loro percepiti verso il fratello\sorella maggiore.
Nonostante il più delle volte il prediletto risultasse il primogenito, negli altri casi la scelta era generata da un riflesso narcisistico; la preferenza ricadeva sul figlio che più li rispecchiasse sia sotto un punto di vista estetico che caratteriale.
ESSERE IL FIGLIO PREDILETTO E' SEMPRE UN VANTAGGIO?
Essere il figlio prediletto comunque non è sempre un vantaggio. Secondo una ricerca della Purdue University, in Indiana, gli adulti che credono di essere prediletti sono più a rischio depressione. Secondo gli studiosi americani essere oggetto di rivalità e sentirsi in dovere di essere "perfetti", porta a pagare un prezzo alto da adulti. Analizzando i dati di circa 800 cinquantenni e controllando i livelli di vicinanza emotiva, conflitto, orgoglio e delusione, gli scienziati hanno scoperto che chi da piccolo credeva di essere il 'figlio prediletto' aveva più sentimenti di delusione e più possibilità di deprimersi.