venerdì 22 giugno 2018

"LE DISUGUAGLIANZE DI SALUTE"!







Il 1967 può essere considerato un punto di svolta nel campo della epidemiologia sociale. Prese il via in quell’anno infatti lo studio Whitehall I, rivolto a 18.000 dipendenti della pubblica amministrazione britannica seguiti per alcuni decenni nei loro esiti di salute. Se un tempo si pensava che le patologie cardiovascolari fossero prevalenti tra le persone con maggiori responsabilità, grazie ai risultati di Marmot è stato possibile mettere in luce una realtà più complessa e differente.
I risultati dello studio, mostrarono una impressionante corrispondenza fra la posizione nella gerarchia del lavoro e la mortalità. Contrariamente a quanto si pensava, non muoiono prima i manager per eccesso di stress. Muoiono prima i fattorini, appena dopo le segretarie, appena dopo i quadri intermedi, seguiti dai direttori, su su fino ai grandi capi. Il tasso di mortalità per infarto e altre malattie di chi sta alla base della scala è quattro volte quello di chi sta in cima. Una decina di anni la differenza di aspettativa di vita.
Whitehall II ha spostato progressivamente l’attenzione dal solo ambito lavorativo a tutta la vita sociale. Lo status e le disuguaglianze, infatti, risentono non solo della posizione lavorativa e del reddito, ma anche dell’educazione (forse l’indicatore più preciso dei determinanti sociali di salute), dell’ambiente di vita, del contesto delle relazioni sociali e di molti altri fattori di contesto.

domenica 10 giugno 2018

BIAS COGNITIVI!



La nascita e la diffusione del concetto di “Bias Cognitivi” è riconducibile agli inizi degli anni ’70, quando gli psicologi Kahneman & Tversky avviarono il programma di ricerca denominato “Heuristics and Bias Program”.
Lo scopo di questa ricerca fu quello di comprendere in che modo gli esseri umani maturassero decisioni in contesti caratterizzati da ambiguità, incertezza o scarsità delle risorse disponibili ( cognitive e\o temporali).

Cos'è quindi un Bias cognitivo ?
Il Bias costituisce una forma di distorsione della valutazione causata dal pregiudizio, ossia da concetti precedenti non necessariamente connessi tra loro da legami logici e validi. Il bias, contribuendo alla formazione del giudizio, può quindi influenzare un’ideologia, un’opinione, e un comportamento.
In sintesi il concetto di Bias è associato a quello di “errore” e nasce come conseguenza di un'euristica.
Le euristiche non sono altro che delle scorciatoie cognitive volte alla soluzione di problemi e che non seguono un percorso rigoroso o "algoritmico", ma si affidano all'intuito ed allo stato temporaneo delle circostanze, consentendo di prevedere un risultato che poi andrà convalidato.Tale stile decisionale è preferibile in quelle circostanze in cui la scarsità di risorse cognitive e\o di risorse temporali impediscono una valutazione approfondita e ponderata di tutti gli elementi o quando l’output richiesto al sistema cognitivo concerne procedure familiari o già consolidate. Nei casi contrari , quindi, in situazioni più complesse, l'utilizzo di queste scorciatoie cognitive costituiranno un limite per la persona , portandolo ad errori di valutazione e ad una mancanza di oggettività di giudizio.