Nel DSM-V (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) l’autolesionismo è stato inserito come categoria diagnostica a sé stante; ciò non significa che i comportamenti autolesivi siano riconducibili ad un’unica modalità di auto-danneggiamento. L’identificazione delle diverse forme che il disturbo può assumere risulta utile per fare chiarezza e facilita un intervento tempestivo.
Le 3 categorie di autolesionismo
Ciò che in letteratura è definito ‘deliberate self harm’ – in italiano ‘auto-danneggiamento intenzionale’- comprende un ventaglio di comportamenti patologici, riconducibili a tre categorie principali:
-le condotte di auto-danno, come l’abuso di sostanze psicoattive, la sessualità promiscua e il gioco d’azzardo,
-le condotte di auto-avvelenamento, come l’ingestione di sostanze tossiche e l’overdose di droghe,
le condotte autolesive, come tagliarsi e bruciarsi.
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