giovedì 14 dicembre 2017

LA TEORIA DELL'ATTACCAMENTO!




La teoria dell’attaccamento nasce in seguito ad attente e ripetute osservazioni effettuate nei confronti dei bambini, più in generale dei mammiferi, durante i primi anni di vita.
John Bowlby sosteneva che: “l’ attaccamento è parte integrante del comportamento umano dalla culla alla tomba” 
Gli stili di attaccamento possono essere:

- Sicuro: il bambino si fida e si affida al supporto della figura di attaccamento, sia in condizioni normali sia di pericolo

- Insicuro Evitante: questo stile è caratterizzato dalla convinzione del bambino che, alla richiesta d’aiuto, non solo non incontrerà la disponibilità della figura di attaccamento, ma addirittura verrà rifiutato.
- Insicuro Ansioso Ambivalente: il bambino non ha la certezza che la figura di attaccamento sia disponibile a rispondere ad una richiesta d’aiuto. Per questo motivo l’esplorazione del mondo è esitante, ansiosa e il bambino sperimenta alla separazione angoscia.
- Disorientato/Disorganizzato: il bambino si mostra disorientato/disorganizzato, ovvero manifesta ansia, pianto, si butta sul pavimento o porta le mani alla bocca con le spalle curve, gira in tondo, manifesta comportamenti stereotipati, e assume espressioni simili alla trance in risposta alla separazione dalla figura di attaccamento.

Attraverso questa teoria Bowlby intuì come questo avesse un ruolo centrale nell'individuo, influenzando lo sviluppo della sua personalità.
La teoria dell’attaccamento fornisce un valido supporto per lo studio di fenomeni legati a storie infantili di gravi abusi e trascuratezza, correlate con lo sviluppo di un ampio spettro di disturbi di personalità, sintomi dissociativi, disturbi d’ansia, depressione e abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti.
Per queso è fondamentale un approccio che indaghi sui possibili eventi negativi nell’età evolutiva, il contesto relazionale in cui questi fatti hanno avuto luogo e gli aspetti psicologici dell’adulto rispetto alle esperienze precoci.

COME GESTIRE LA RABBIA!



La Rabbia viene considerata come una reazione necessaria e benefica, una risposta biologica protettiva, ma può diventare un'emozione estremamente devastante che falsa la percezione della realtà, impedendo una valutazione lucida ed oggettiva dei fatti.
La Rabbia è il sentimento che ci mette in allarme, è un segnale paragonabile al dolore che ci avvisa di un potenziale problema da affrontare; essa fa parte dei nostri meccanismi primordiali di sopravvivenza.In questo caso i nostri schemi cognitivi ci predispongono ad interpretare erroneamente il comportamento degli altri o ad esagerarne il significato, portandoci ad attaccare l'altro.
Esistono differenti stati di Rabbia:
-Primaria Adattiva: è uno stato funzionale, legato ad una tendenza biologica a difendersi quando si è attaccati o a proteggersi da un'intrusione.
-Disadattiva: quando non svolge più funzioni finalizzate a proteggere la persona dal danno o dall'intrusione.
-Secondaria: è uno stato disfunzionale che si distingue da quella primaria perchè prolungata nel tempo e basata su alcune convinzioni personali.E' una reazione secondaria ad altre emozioni come la paura....
-Strumentale: corrisponde ad un uso della rabbia come mezzo per relazionarsi agli altri al fine di ottenere dei vantaggi secondari.
-Inespressa: quando la rabbia viene riconosciuta e usata nel momento in cui emerge , ma viene repressa, le conseguenze sono dannose non solo per noi stessi , ma anche per gli altri.

IMPARA A GESTIRE LA RABBIA IN MANIERA FUNZIONALE ED ADATTIVA!

MUOVI I PRIMI PASSI:

-IMPARA AD ACCETTARE L'EVENTO SCATENANTE.
-MIGLIORA LA TUA CONSAPEVOLEZZA.
-RICERCA SOLUZIONI EFFICACI PER ADATTARTI ALLA SITUAZIONE,EVITANDO CHE GLI EVENTI NEGATIVI TI DISTRUGGANO.

mercoledì 1 novembre 2017

IL RUOLO CENTRALE DEL PENSIERO!


Molto spesso non sono gli eventi a turbarti ma il modo in cui tu pensi a questi eventi.
La paura che provi dipende dal modo in cui pensi a questi eventi.Pensare ad una cosa è differente dal viverla. I nostri pensieri sono il frutto dell'apprendimento, che noi apprendiamo dalle nostre esperienze e che il risultato di tali apprendimenti genera delle regole che automaticamente la mente ci ricorderà quando vivremo esperienze analoghe.

COSA GENERA L'EMOZIONE?

Pensieri, ricordi o immagini che valutano ed interpretano un evento. E' il pensiero ad elicitare l'emozione:

-Pensieri di valutazione di pericolo generano paura.
-Pensieri di valutazione di minaccia ingiusta generano rabbia.
-pensieri di valutazione di una perdita generano tristezza.
-Pensieri di valutazione di elementi positivi generano gioia.
-Pensieri di valutazione di capacità efficacia generano soddisfazione.

Se i pensieri sono il frutto di apprendimento, impariamo a sostituire i pensieri di valutazione negativi con pensieri di valutazione più adeguati.
Non dimenticare che :
Il pericolo è molto spesso nel pensiero e non nella realtà.
Il comportamento attuale è la conseguenza di ciò che si è appreso durante la vita.

martedì 17 ottobre 2017

Esiste il figlio predieltto?




Il tabù famigliare più grande, nonchè il più diffuso è quello riguardante il figlio prediletto.Molto spesso succede che all'interno di una famiglia alcuni fratelli\sorelle si sentano messi in secondo piano, individuando il fratello\sorella che secondo loro riceve più attenzioni e quindi è il "prediletto".Nel momento in cui questo tema  viene posto all'attenzione dei genitori la reazione più comune è la smentita attraverso frasi tipo "i figli sono tutti uguali" "l'amore per i figli non può essere diviso in parti diseguali" ecc. A sconfessare i genitori è uno studio dell'Università della California, condotto su 384 famiglie (768 genitori) con due figli nati a una distanza massima di 4 anni l'uno dall'altro. Il 70% delle madri e il 74% dei padri ha ammesso ai ricercatori di avere un favorito non specificando però chi fosse.Per questo motivo è entrata in gioco la loro stessa prole.A tutti i bambini della ricerca è stato chiesto innanzitutto se percepivano di essere trattati in modo diverso rispetto al fratello\sorella ed in aggiunta se questo, incidesse sulla loro autostima.
Dalla ricerca  è emerso che  i secondigeniti dimostravano livelli di autostima più bassi, a causa dei favoritismi da loro percepiti verso il fratello\sorella maggiore.
Nonostante il più delle volte il prediletto risultasse il primogenito, negli altri casi la scelta  era generata da un riflesso narcisistico; la preferenza ricadeva sul figlio che più li rispecchiasse sia sotto un punto di vista estetico che caratteriale.


ESSERE IL FIGLIO PREDILETTO E' SEMPRE UN VANTAGGIO?

Essere il figlio prediletto comunque non è sempre un vantaggio. Secondo una ricerca  della  Purdue University,  in Indiana, gli adulti che credono di essere prediletti sono più a rischio depressione. Secondo gli studiosi americani essere oggetto di rivalità e sentirsi in dovere di essere "perfetti", porta a pagare un prezzo alto da adulti. Analizzando i dati di circa 800 cinquantenni e controllando i livelli di vicinanza emotiva, conflitto, orgoglio e delusione, gli scienziati hanno scoperto che chi da piccolo credeva di essere il 'figlio prediletto' aveva più sentimenti di delusione e più possibilità di deprimersi.



giovedì 10 agosto 2017

Problemi di memoria?





A chiunque è capitato di dimenticare un appuntamento importante, le chiavi di casa, il portafogli o magari di non riuscirsi ad orientare in un luogo che in realtà conosceva bene.
Queste situazioni possono rientrare tutte nella normalità, ma quando invece devono iniziare a destare preoccupazione? 
Ovviamente ciò che deve allarmarci in primis, è la frequenza con cui queste dimenticanze si manifestano ed in secundis in quali circostanze specifiche avvengono.
La perdita di memoria può essere :
*Transitoria ( come per esempio dopo lievi lesioni traumatiche)
*Stabile ( come per esempio nel caso di encefilite o arresto cardiaco)
*Progressiva (come nel caso delle demenze su base degenerativa)

Il disturbo può anche essere classificato in :
-Retrogrado (impossibile ricordare gli eventi che precedono l'evento causale)
-Anterogrado (impossibile  immagazzinare nuovi ricordi )

I problemi di memoria possono essere causati da diversi fattori, eccone alcuni:

-effetti collaterali di alcuni farmaci; dalla carenza di vitamina B12; dall'alcolismo: dai tumori:  dalle infezioni del cervello o presenza di trombi.
-possono essere causati da alcune patologie della tiroide, dei reni o del fegato.
-problemi emotivi come ansia, stress o depressione, In queste circostanze i problemi di memoria sono transitori alla situazione.
-deterioramento cognitivo lieve ( si caratterizza per una oggettiva carenza di una o più funzioni cognitive che comunque non intaccano le normali attività della vita quotidiana.Ci troviamo in presenza di persone che dimenticano facilmente le informazioni acquisite, l'argomento di un discorso, eventi importanti ed altro.Il deteriormanto cognitivo lieve (acronimo MCI) può manifestarsi anche con altri tipi di difficoltà come: problemi di concentrazione, difficoltà nella pianificazione delle proprie attività e difficoltà di linguaggio.
-demenza senile (decadimento grave ed irreversibile delle facoltà mentali. E' una malattia determinata dalla distruzione dei neuroni cerebrali con la progressiva perdita delle funzioni mentali; ne derivano perdita della memoria, disturbi della parola, incapacità di eseguire movimenti coordinati. Se la comparsa avviene prima dei 65 anni si parla di demenza pre-senile.
E' importante inizialmente valutare la frequenza e le circostanze in cui si presentano difficoltà di memoria; successivamente parlare con il proprio medico di famiglia per concordare in caso, eventuali ed ulteriori esami specifici oltre che l'invio presso uno specialista.
L'esecuzione di un' adeguata  batteria di test neuropsicologici oltre che ai test di laboratorio, può fornire indicazioni indispensabili sull'esistenza e sulla gravità del deficit cognitivo, sulle aree cognitive compromesse e per valutare la progressione della malattia

L'importanza del sonno per il benessere psicofisico!


 

Il sonno costituisce uno dei fattori più importanti per il benessere psicofisico.
Si divide in due fasi che si alternano ciclicamente:
-Sonno lento o sincronizzato ( No Rem)
-Sonno desincronizzato ( Rem Rapid Eye Movement)

Rientrano nel sonno No Rem : Addormentamento/ Sonno leggero/ Sonno profondo e Sonno profondo effettivo.
Il sonno Rem costituisce circa il 25% della durata del sonno totale.Spesso ci siamo chiesti perchè ricordiamo sempre gli ultimi sogni, il motivo è spiegabie con la fase Rem che nelle prime ore del mattino ha un'intensità maggiore mentre le fasi del sonno profondo diminuiscono. Avere un sonno continuativo e riposante è la chiave del benessere psicofisico, per questo è importante valutare la qualità del sonno e la durata di eventuali risvegli durante la notte. Brevi fasi di veglia durante la notte possono esserci, ma se prolungati potrebbero essere prodromici per un disturbo del sonno.

I PRINCIPALI DISTURBI DEL SONNO:

-Dissonnie: Sono disturbi dovuti ad alterazini del ritmo, della qualità e della quantità del sonno. Fanno parte di questa categoria:
*Insonnia (indica la difficoltà di addormentarsi, la sensazione di non essere capaci di dormire o l'impossibilità di permanere addormentati per tempi sufficientemente lunghi per potersi riposare).
*Apnee notturne ( la respirazione si interrompe una o più volte oppure rallenta eccessivamente durante il sonno).
* Ipersonnie (narcolessia).

Parasonnie: Sono disturbi caratterizzati dalla presenza di un evento anomalo o indesiderato nel corso del sonno o nella fase di passaggio tra la veglia e il sonno. Fanno parte di questa categoria:
* Sonniloquio (parlare durante il sonno).
*Sonnambulismo ( muoversi, agire e compiere varie attività in assenza di coscienza).
*Enuresi (perdita involontaria e completa di urina durante la notte).
*Bruxismo (digrignamento dei denti)
*Sindrome delle gambe senza riposo ( sensazione sgradevole alle gambe che provoca un bisogno urgente ed incontenibile di muoverle, riducendo la qualità del sonno).

DORMIRE MALE COSA COMPORTA?
L'importanza del sonno è spiegabile attraverso alcune conseguenze a cui si va incontro:
-Diminuzione di una serie di capacità intellettive quali: memoria, capacità di giudizio, apprendimento, capacità di fare associazioni, creatività e attenzione.
-Aumento il rischio di depressione
-Riduzione dell'attività del sistema immunitario
-Aumento rischio malattie cardiache
-Aumento della produzione di insulina
-Aumento del grasso con rischio obesità.



IL SONNO E' PER L'UOMO CIO' CHE LA CARICA E' PER L'OROLOGIO (SCHOPENHAUER)







mercoledì 14 giugno 2017

Come aumentare il senso di Autoefficacia!





Il concetto di "Autoefficacia o Self Efficacy", si riferisce alla convinzione nelle proprie capacità di organizzare e realizzare il corso di azioni necessarie a gestire adeguatamente le situazioni che si incontreranno in modo da raggiungere i risultati prefissati.
L'essere umano per predisposizione è portato ad esercitare un controllo sugli eventi che riguardano la loro vita, tentando di realizzare gli scenari futuri desiderati e di prevenire il verificarsi di quelli indesiderati.
Le convinzioni di efficacia influenzano il modo in cui le persone pensano, si sentono, trovano delle fonti di motivazione personali e agiscono.
Il senso di autoefficacia è guidato in particolare da due aspettative:

-aspettative sull'efficacia: è la valutazione circa le proprie capacità di organizzare ed eseguire determinati tipi di prestazione.

- aspettativa di risultato: è una valutazione sulla probabile conseguenza che tali prestazioni produrranno.

E' importante sottolineare che più il senso di autoefficacia è forte, più gli scopi prescelti sono elevati e più a lungo resisteranno a dispetto di feedback negativi e\o assenza di risultati positivi, frutto di una maggiore determinazione nel loro perseguimento.
I risultati di molteplici esperimenti, nei quali le convinzioni di efficacia vengono manipolate sistematicamente , sono concordi  nel dimostrare che tali convinzioni contribuiscono significativamente alla motivazione ed al successo.

Come possiamo modificare le aspettative di autoefficacia?

La psicoterapia mette a fuoco alcuni aspetti su cui praticamente ci possiamo confrontare per  migliorare il nostro senso di autoefficacia.
Eccone alcuni:

-Esperienza diretta: iniziare a vivere esperienze di gestione efficace ossia raggiungere i primi piccoli obiettivi che ci siamo prefissati.

-Esperienza Vicaria: osservare modelli comportamentali che  attraverso un forte senso di autoefficacia hanno raggiunto e raggiungono i propri obiettivi.

-Persuasione: attraverso le corrette tecniche di persuasione verbale ci si può convincere di essere in possesso delle capacità giuste per affrontare determinati ostacoli; questo comporterà una maggiore determinazione ed una maggiore motivazione per il perseguimento di determinati obiettivi.

-Controllo degli stati emotivi e fisiologici: le tecniche di rilassamento possono aiutarci a raggiungere il giusto stato emotivo.Siamo ben consapevoli che a stati emotivi positivi corrispondono migliori performance mentre a stati emotivi negativi (ansia, stress ,eccessivo timore..) corrisponderanno con più probabilità  prestazioni scadenti.


RICORDA:

lunedì 12 giugno 2017

Intelligenza Emotiva.Come ottenere sempre il massimo da noi stessi!






Nei primi anni  90' lo psicologo statunitense Daniel Goleman ha reso popolare il concetto di Intelligenza Emotiva  analizzando come l'intelligenza e le emozioni fossero a stretto legame.

Definì l'intelligenza emotiva come:
"la capacità di motivare se stessi, di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d'animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici e di sperare".
Questa definizione ci permette di capire l'enorme importanza che ha l'intelligenza emotiva e come identificare, comprendere e gestire le emozioni può cambiarci la vita.

Perchè una persona intelligente può non essere adatta per un lavoro?
Perchè una persona intelligente può comunque fallire nella vita?
La risposta a queste domande sta nell'intelligenza emotiva.
Le emozioni sono dotate di una forza dirompente che può ostacolarci nel raggiungimento degli obiettivi facendoci sbagliare o paralizzandoci in determinate situazioni; saperle gestire ci permette di ottenere il massimo da noi stessi e da chi ci sta intorno. 

I cinque ambiti principali di questa teoria sono:

- Conoscenza delle proprie emozioni: Autoconsapevolezza ( ci permette di riconoscere le nostre emozioni, i nostri stati interiori)

-Controllo delle emozioni: Padronanza di sè (ci permette di gestire le emozioni anche quelle più dirompenti al meglio evitando di essere travolti)

-Motivazione di se stessi: capacità di dominare le emozioni per raggiungere un obiettivo, ovvero la capacità di ritardare la gratificazione e di controllare gli impulsi.

-Riconoscimento delle emozioni altrui: Empatia (ossia essere consapevoli dei sentimenti, delle esigenze e degli interessi altrui)

-Gestione delle relazioni: Abilità sociali ( ci permettono di avere dei rapporti interpersonali sani, inducendo risposte desiderabili negli altri)


Ecco alcune situazioni dove possedere l'Intelligenza Emotiva può fare la differenza:

1) Ci prepariamo ad affrontare un esame: esprimiamo l'emozione attinente alla situazione, ossia la paura, ma l'intensità è troppo elevata comportando una prestazione scadente.

2) Litighiamo con il nostro partner :ci arrabbiamo per un buon motivo ma la esprimiamo nella modalità errata diventando aggressivi o  abbandonandoci in un mutismo puerile che non fa altro che peggiorare la situazione di coppia.

3) Abbiamo una fobia : Proviamo una paura ingiustificata verso qualcuno o qualcosa esprimendo un'emozione sbagliata rispetto al contesto.

Attraverso l'educazione e lo sviluppo di abilità come l'autocontrollo, l'autocosapevolezza e l'empatia  possiamo apprendere ad essere emotivamente intelligenti, imparando ad usare le emozioni come un patrimonio da cui attingerci a vantaggio nostro e della collettività, permettendoci di agire per scelta e non più a re-agire, passando dalla dipendenza dagli  altri e dagli eventi che accadono, alla libertà di azione per scelta.





NON POSSIAMO VIVERE SENZA EMOZIONI MA POSSIAMO IMPARARE A GESTIRLE IN MODO SANO.

giovedì 25 maggio 2017

FOBIA O PAURA!






A chiunque è capitato di provare paura in una situazione, verso qualcuno o qualcosa, ma si è trattata di paura o ci si è trovati a contatto con una fobia?
Spesso questi due termini vengono utilizzati come sinonimi, ma in realtà descrivono due realtà diverse.
La paura è un'emozione primaria di difesa che si attiva nel momento in cui ci troviamo di fronte ad una situazione di pericolo che può essere reale, prevista o immaginata.Quando la paura è  intensa, acuta ed improvvisa, si ha un' attivazione del sistema nervoso autonomo parasimpatico  che  comporta un abbassamento della pressione sanguigna, della temperatura corporea, una diminuzione del battito cardiaco, della tensione muscolare, aumento della sudorazione e dilatazione delle pupille.Tutto ciò può portare ad una vera e propria paralisi.Nei casi invece in cui ci si trova di fronte ad una paura con intensità minore si ha una attivazione del sistema nervoso autonomo simpatico che predispone il nostro corpo a due possibili reazioni: Attacco o Fuga.


Cos'è invece una fobia?

La fobia è una paura marcata, irrazionale e spropositata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia ma con cui il soggetto non riesce a confrontarsi.
La fobia si esprime con sintomi fisiologici come: tachicardia, sudorazione, vertigini, spossatezza, disturbi gastrici, rossore, senso di soffocamento, tensione muscolare e tremori Le fobie possono essere di carattere sociale o specifiche.
La sostanziale differenza dalla paura è che la fobia porta sempre ad un evitamento. Questa tendenza permette al soggetto di abbassare l'ansia ogni qual volta  ci si trovi nella situazione fobica  ma allo stesso tempo rinforza negativamente la paura, generando una spirale senza fine. Un'altra caratteristica della fobia è che può generalizzarsi, quindi il soggetto potrà iniziare ad evitare anche oggetti, animali o situazioni che lo riportano a quella specifica paura.


LE PAURE VANNO AFFRONTATE, LE FOBIE VANNO CURATE.


mercoledì 24 maggio 2017

Il Bruxismo si può curare!






Il bruxismo è un termine greco che tradotto in italiano significa “digrignare i denti”.E’ un disturbo presente nell’8% della popolazione adulta, nel 14 % dei bambini e solo nel 3% negli anziani. Questo fenomeno si manifesta prevalentemente durante la notte e proprio per questo rientra nei  disturbi  del sonno primario, nella categoria parasonnie.
Le parasonnie sono disturbi del sonno causate dal malfunzionamento di funzioni associate al ciclo circadiano della veglia e che coinvolgono il sistema neuromuscolare e\o quello neurovegetativo; nel caso del bruxismo il sistema coinvolto è quello neuromuscolare.
I soggetti che soffrono di bruxismo al risveglio più "comunemente"  riscontrano dolori ai denti ed alle mandibole. A questi possono aggiungersi dolori al viso, al collo, alle orecchie, mal di schiena e dolori cervicali.
Le cause di questo disturbo secondo molti studi sono associate a fattori quali: ansia, stress, fumo di sigaretta, caffeina, consumo di alcool, apnee in sonno, russamento, predisposizione familiare e l’eccessiva sonnolenza diurna.

Anche l’uso di farmaci come anfetamine, neurolettici o antidepressivi sono stati associati alla comparsa o all’esacerbazione del sintomo.

Dal bruxismo si può guarire?Assolutamente si.

Affiancare l'uso del bite ( dispositivo mobile utilizzato durante la notte, che si interpone tra i denti, impedendo loro di toccarsi) a terapie psicologiche e tecniche di rilassamento, aiuta non solo a risolvere il problema, ma anche a prevenire ulteriori danni alla dentatura, nonchè a migliorare il sonno, limitando quindi anche le conseguenze diurne.






domenica 14 maggio 2017

La Memoria si può allenare. Strategie efficaci da utilizzare nel lavoro, nello studio e nella vita per raggiungere al meglio i tuoi obiettivi.


Cos'è la memoria?
La memoria può essere considerata come la capacità di conservare e recuperare le informazioni e le esperienze passate, indispensabili per relazionarsi al mondo e agli eventi futuri.
La memoria può essere allenata.

La Mnemotecnica è l'insieme di regole e metodi adoperati per memorizzare rapidamente e più facilmente informazioni difficili da ricordare. Le mnemotecniche sfruttano la naturale capacità dell'essere umano di ricordare le informazioni se sono trasformate in immagini o storie, o associate ad eventi paradossali o ad emozioni consentendo quindi di aumentare la capacità naturale della memoria umana.Semplici strategie possono migliorare le tue performance in ogni ambito.


Esistono diverse tecniche che ci permettono di memorizzare in maniera più facile e duratura, eccone alcune:

-Tecnica dei Loci:  permette di memorizzare in modo semplice ed efficace utilizzando le associazioni.Pensiamo  ad esempio alla nostra stanza di cui abbiamo in mente ogni dettaglio, partendo dalla porta possiamo associare  ad ogni oggetto  una parola o concetto che vogliamo ricordare, creando delle sequenze divertenti.

-Le parole di velcro: sono semplici parole da associare a concetti che vogliamo ricordare, sfruttandone la rima. Ecco come possiamo ricordarci in maniera semplice e duratura il codice di sicurezza del nostro bancomat, associando ad ogni numero una parola che faccia rima:

*ZERO=ERO
* UNO=NESSUNO
*DUE= BUE
*TRE=CAFFE'
*QUATTRO= NASTRO
*CINQUE=CHIUNQUE
*SEI= AVREI
*SETTE=FETTE
*OTTO=CALCIOTTO
*NOVE=NUOVE



CODICE BANCOMAT:  97605 = nuove  fette avrei ,ero chiunque.

-Mappa Mentale: è una forma di rappresentazione grafica del pensiero che, al pari delle mappe concettuali, fa leva sulla capacità innata di ognuno di noi di associare concetti ed informazioni ad immagini.L'elemento più importante viene posizionato al centro e ad esso si legano via via i concetti, agli estremi troveremo quelli con minor rilevanza.

-Mappa Concettuale: è una  rappresentazione grafica che consente di sintetizzare mediante opportune figure geometriche legate tra loro, una serie di concetti evidenziandone le reciproche relazioni.




“La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé.” 
(Oscar Wilde)

martedì 9 maggio 2017

Come avere Successo? Questione di approccio!

                     


                                  

Molto spesso non siamo consapevoli del tipo di mentalità che stiamo utilizzando, per questo è importante capire qual è la nostra e qual è quella giusta. La mentalità vincente è quella predisposizione d'animo che si acquisisce quando si raggiunge un buon livello di autostima e una sufficiente fiducia in se e nelle proprie capacità nell'affrontare una specifica situazione competitiva. L'aspettativa che si ripone nei propri mezzi e nelle capacità personali ha un ruolo fondamentale.
Carol Dweck, professoressa di psicologia di Stanford  ha individuato due diversi tipi di mentalità:

-MENTALITA' FISSA: porta a frustrazione quando l'obiettivo non viene raggiunto.Non si è pronti ad accettare il fallimento, ancor meno  possibili giudizi negativi. Davanti ad un compito troppo difficile, si scappa, evitando l'eventuale insuccesso ma anche la possibilità di migliorarsi.
-MENTALITA' CRESCENTE: è una modalità di pensiero che si sviluppa soprattutto attraverso i fallimenti.Questo approccio risulta estremamente produttivo, in quanto la persona utilizza anche i momenti di difficoltà per crescere e migliorare le proprie potenzialità.


I 4 PUNTI CHIAVE CHE SERVONO PER AVERE SUCCESSO:

1) Essere consapevoli dei propri mezzi e dei propri limiti ed in caso di fallimento non cercare alibi per sentirsi meglio ed in pace con se stessi.

2) Impara a convivere con eventuali fallimenti, ti aiuteranno a crescere ed a migliorarti. Se ogni obiettivo fosse facile da raggiungere forse non lo chiameremmo così.

3) Più un obiettivo è difficile da raggiungere più ostacoli incontreremo, ma più intensa e più duratura sarà la soddisfazione.

4) Non cercare la perfezione, NON ESISTE.


domenica 16 aprile 2017

Tecniche di Rilassamento Progressivo

Il metodo Jacobson, elaborato da Edmund Jacobson insegna a passare da uno stato di tensione ad uno di completo rilassamento in pochi minuti o anche meno. E' una tecnica di rilassamento progressivo, che coinvolge tutta la muscolatura del corpo e porta a un rilassamento muscolare profondo e duraturo.
Il metodo Jacobson prevede una serie di esercizi progressivi che devono essere eseguiti con modalità prestabilite, partendo da un braccio e arrivando fino agli occhi.



Cosa vuol dire essere una persona intelligente? L'intelligenza è un fattore unitario? L'intelligenza si può misurare?


L'intelligenza può essere definita come l'insieme delle capacità costitutive e necessarie che consentono di memorizzare, apprendere,risolvere probelmi,mostrando sempre una certa elasticità nell'uso degli schemi mentali.

Inzialmente si credeva che l'intelligenza fosse un qualcosa di unitario ma successivi studi dimostrarono il contrario.

Raymond Cattel propose uno dei primi modelli multidimensionali dell'intelligenza:
-Fluida (capacità adattiva di fronte a stimoli nuovi ed efficienza nell'apprendere e nell'autocorrezione. Cresce fino a 25 anni e rimane stabile fino più o meno ai 60 anni.
-Cristallizzata (uso ottimale e strategico del patrimonio di esperienze acquisite)

Il primo test di intelligenza risale al 1904 ad opera di A. Binet e J.Simon, su richiesta del ministero dell'istruzione francese per individuare bambini con problemi o ritardi.
Oggi Il test di intelligenza più utilizzato nella popolazione adulta è noto come WAIS (Wechsler Adult Intelligence Scale). Da questo test sono derivati i test per bambini dai 4 ai 6 anni (WPPSI) e dai 5 ai 16 anni (WISC).
Il test è costituito da 11 sottoscale: 6 misurano le abilità cognitive di natura prevalentemente verbale (informazione, comprensione, ragionamento aritmetico, analogie, memoria di cifre e vocabolario) e le altre 5 le abilità cognitive di natura principalmente visiva, spaziale e manipolativa (cifrario, completamento di figure, disegno con cubetti, riordinamento di storie figurate e ricostruzione di figure).

A conferma della multidimensionalità dell'intelligenza più recentemente H. Gardner ha elaborato la teoria delle intelligenze multiple, secondo la quale non esisterebbe un'unica forma generale di intelligenza, ma distinti tipi di competenze,per l'esatezza 9 (linguistica, musicale, visuo-spaziale, logico-matematica , corporeo-cinestesica, interpersonale, intrapersonale, naturalistica. ed esistenziale-spirituale) ciascuna competente per l'elaborazione di uno specifico ambito di informazioni.



Teoria delle intelligenze multiple (Howard Gardner).

COS'E' LO STRESS? ESISTONO DIVERSI TIPI DI STRESS? LO STRESS E' SEMPRE QUALCOSA DI NEGATIVO?



E' capitato a tutti almeno una volta di dire "in questo periodo sono davvero stressato\a!"

Prima  di argomentare questo tema è importante fissare almeno due concetti:

-Il termine inglese stressor (in italiano "agente stressante") si riferisce a stimoli di diversa natura che portano l'organismo e la psiche allo stress. Essi possono essere fisici (uno shock elettrico, l'esposizione al freddo o a caldo eccessivo, ecc…), ambientali-culturali (rumori, traffico, vicini di casa, sport pesanti), metabolici (riduzione dei livelli glicemici), psicologici (un colloquio di lavoro o una prova d'esame), affettivi (un evento di perdita o lutto), alimentari (caffeina).

-In psicologia fisiologica l'arousal (dall'inglese eccitazione, risveglio) è una condizione temporanea del sistema nervoso, in risposta ad uno stimolo significativo e di intensità variabile, di un generale stato di eccitazione, caratterizzato da un maggiore stato attentivo-cognitivo di vigilanza e di pronta reazione agli stimoli esterni.

Lo stress può essere descritto come una sindrome di adattamento agli stressor. Può essere fisiologica, o avere risvolti psicologici, anche cronici, che ricadono nella psicosomatica.In altre parole può essere definito come la risposta a situazione o evento stressante.

Ogni stressor che perturba l'omeostasi richiama immediatamente delle reazioni regolative (adattamento, che dipende dalla capacità di problem solving).

Il fisiologo americano Walter Canon fu il primo a darne una connotazione negativa introducendo il concetto "scappa o fuggi"come reazione fisiologica allo stress acuto.Tale concetto fu rivisitato da Selye il quale riteneva che non fosse sempre qualcosa di patologico o negativo, ma una reazione adattiva finalizzata a ristabilire l’omeostasi.



SELYE: SINDROME DI ADATTAMENTO



Le ricerche del Dr. Hans Selye e di altri scienziati hanno chiarito la complessa fisiologia delle tre fasi della sindrome generale di adattamento (General Adaptation Syndrome o G.A.S.).

Secondo queste ricerche ci possiamo trovare davanti a due situazioni:
-la prima vede il nostro organismo fare fronte ad uno stress acuto, al quale facciamo fronte con una breve fase di resistenza per poi riuscire a tornare nel più breve tempo possibile alla normalità (omeostasi).
-la seconda invece vede il nostro corpo impegnato in una lotta contro uno stress cronico,  nel quale la fase di resistenza può durare da qualche  ora a molti anni (per alcuni anche tutta la vita).

3 FASI DI RISPOSTA ALLO STRESS:

-ALLARME: l’organismo risponde agli stressor mettendo in atto meccanismi di fronteggiamento (coping) sia fisici che mentali.

-RESISTENZA: il corpo tenta di combattere e contrastare gli effetti negativi dell’affaticamento prolungato, producendo risposte ormonali specifiche.

-ESAURIMENTO: se gli stressor continuano ad agire, il soggetto può essere sopraffatto producendo effetti sfavorevoli permanenti a carico della struttura psichica e somatica.


ALLA DOMANDA SE ESISTONO DIVERSI TIPI DI STRESS,LA RISPOSTA E' SI.
ALLA DOMANDA SE LO STRESS E' SEMPRE QUALCOSA DI NEGATIVO,LA RISPOSTA E' NO.

Nonostante molte persone siano convinte che il termine “stress” descriva una situazione negativa (come sosteneva Cannon), in realtà le sostanze chimiche prodotte possono anche fornire forza ed energia.Esistono, infatti, due tipologie diverse di stress: il Distress e l’Eustress.
L’Eustress è la tipologia positiva di stress che funziona come un motivatore, facendoti sentire carico per la sfida e costituendo una sorta di incentivo per portare a termine le cose.Il sentirsi galvanizzati può stimolare il rilascio di endorfine e rendere felici e motivati.Quando lo stress diventa troppo elevato da sostenere, viene definito stress cattivo o distress. Le sfide non appaiono più come un divertimento e non sembra esserci una fine all’orizzonte.Lottare continuamente contro un eccessivo livello di stress può esaurire la tua energia e il tuo vigore con un conseguente aumento della pressione sanguigna, respiro accelerato e una tensione generalizzata.


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ATTRAZIONE ED INNAMORAMENTO.COSA ACCADE A LIVELLO NEUROLOGICO?


Semplicemente avviene un'incredibile tempesta di ormoni, neurotrasmettitori e di sostanze chimiche, che permettono di farci percepire intense sensazioni fisiche.
Eccone alcune:
Quando ci innamoriamo produciamo una quantità enorme di feniletilamina, che riduce l'appettito e rende iperattivi. A sua volta, stimola il rilascio di dopamina, (sostanza del desiderio).Allo stato di benessere determinato dalla dopamina si aggiunge una trepidazione e un'agitazione generale determinata dalla noradrenalina(molecola diffusa nel sistema nervoso che provoca eccitazione, euforia ed entusiasmo.La noradrenalina regola anche la produzione di adrenalina comportando un aumento del battito cardiaco, della respirazione e della pressione sanguigna.
In questa breve sintesi non si può non citare:
-l'ossitocina( ormone dell'amore ) perché si ritiene che generi sensazioni affettive, protettive e di benessere che si manifestano anche nell'ambito della coppia innamorata, di cui rafforza soprattutto la componente emotiva dell'innamoramento.
-Endorfina (entra in gioco quando gli effetti dirompenti della fase inziale si affievoliscono.Le endorfine hanno un'azione rilassante e calmante).

QUANTO DURA TUTTO QUESTO?

Secondo studi recenti il processo di innamoramento impiegherebbe dai 90 secondi ai 4 minuti e durerebbe indicativamente dai 12 ai 18 mesi.
E' fatta eccezione per le coppie che non si frequentano con sistematicità, in questi casi il quadro "sintomatologico" può durare anche 3 anni.


CONSIGLIO.....

Se state vivendo un rapporto di coppia che è ancora alle prime fasi, godetevi il benessere che vi comporta questa relazione ma per le scelte importanti (cambiare lavoro per amore, avere figli, sposarsi ecc..) attendete ancora un po'.I primi periodi di una storia possono equivalere a guidare da ubriachi, quindi prima di prendere decisioni importanti attendete di essere lucidi e sobri!!! 

Eutimia




             

 Non tutti conoscono il termine Eutimia (dal greco euthymia, composto di eu- = buono e thymos = animo).Con esso si intende uno stato d'animo di serenità o neutralità.
E' importante non confonderlo con l'apatia (distacco o negazione delle passioni),dove la persona mostra un'incapacità di partecipazione o di interessi sia a livello emotivo che cognitivo.
Tutti abbiamo nella nostra vita vissuto momenti di euforia (felicità in eccesso) o di distimia (umore depresso),ecco l'eutimia si posiziona giusto nel mezzo facendoci sperimentare un umore sereno o neutrale, portandoci verso quello che viene definito omeostasi o equilibrio interiore.